Papa Celestino V
Papa Celestino V, al secolo Pietro da Morrone, nacque in Molise intorno agli anni Dieci del 1200, penultimo di dodici figli di modesti contadini.
Fin da subito mostrò una certa vocazione alla vita religiosa che lo portò, dopo un’attenta riflessione, a maturare la decisione di recarsi al monastero benedettino di Faifoli per essere ammesso a fare esperienza di vita monastica.
Nel 1231 si dedicò all’eremitaggio rifugiandosi in una grotta isolata sul Monte Morrone, sotto Sulmona e vi si allontanò solo nel 1240 quando prese i voti sacerdotali.
Nel 1246 era sui Monti della Maiella, in Abruzzo, dove ben presto ottenne seguito e riuscì a fondare una congregazione che confluirà poi nell’Ordine dei Benedettini.
Durante la seconda metà del XIII secolo, guadagnatasi la fama di santo e acclamato e apprezzato da tutti i regnanti d’Europa, entrò in lizza per divenire nuovo pontefice.
Nel 1292 la scomparsa del papa in carica, Niccolò V, determinò un tempestivo conclave, composto da dodici cardinali che però non riuscirono a votare all’unanimità un successore. A risolvere l’impasse, dopo ventisette mesi di conclave, fu il decano Latino Orsini, il quale propose il nome di Pietro da Morrone che, nonostante le perplessità, accettò l’incarico e fu eletto il 5 luglio 1294.
Il pontificato di Celestino V è ricordato per la brevità, infatti dopo appena quattro mesi questi maturò il proposito di dimettersi dalla carica e dunque abdicare, gravato dal peso degli anni e dalle pressioni esercitate su di lui da Carlo d’Angiò, soprattutto in merito alle nomine cardinalizie.
Ad approfittare dei timori e del senso di inadeguatezza del pontefice fu il cardinale Benedetto Caetani (futuro papa Bonifacio VIII) che si dice lo avesse imbrogliato, per affrettarne le dimissioni, facendogli credere di avere allucinazioni e illusioni uditive che lo invitavano ad abbandonare il soglio pontificio. Sicuramente il Caetani avrebbe tratto grande guadagno se Celestino V si fosse fatto da parte, potendo farsi eleggere come suo successore.
Dopo appena quattro mesi di pontificato il papa eremita si dimise e Bonifacio VIII, temendo che questi potesse essere cooptato dai suoi nemici come antipapa, lo fece rinchiudere nella rocca di Fumona, dove morì nel 1296.
Il nuovo pontefice, da buono stratega, per ripulire la propria immagine e porre fine alle voci che lo volevano addirittura mandante della morte di Celestino V, pensò di avviarne l’iter di canonizzazione.
Pietro da Morrone è ricordato anche per essere stato annoverato da Dante tra gli ignavi dell’Antinferno, indicandolo come “colui / che fece per viltade il gran rifiuto” e rimproverandogli di aver favorito, con la rinuncia alla dignità pontificia, il suo esilio di cui era stato responsabile Bonifacio VIII, artefice della vittoria dei guelfi neri a Firenze.