La storia comincia da lontano in una terra che Roma non considerava importante, il protagonista è un pescatore del lago di Genesareth in Palestina che si chiama Simone.

 

Simone, figlio di Giona, incontrò Gesù di Nazareth e quell’incontro sconvolse per sempre la sua vita. Il maestro lo chiamerà Pietro e lo nominerà capo degli apostoli ma soprattutto gli affiderà il governo della sua Chiesa. Pietro diventerà testimone entusiasta di Cristo e a lui dedicherà la sua vita, organizzerà la primitiva chiesa di Gerusalemme e intorno al 42-44 arriverà a Roma.

                                       

La città più importante e influente del mondo si presentava come un villaggio che sorgeva su sette colli che ne delimitavano lo spazio. Tra i colli vicini c’era quello denominato Vaticano cioè quella zona aldilà delle mura di Roma considerata lontana per essere abitata.


In epoca imperiale la zona divenne la sede di ville famose con splendide vedute come quella di Agrippina, madre di Caligola e quella dei Domizi, poi di Nerone. Caligola fece costruire nel giardino della villa della madre una grande arena per i combattimenti tra schiavi e animali feroci. Quel circo divenne, intorno al 64, teatro di crudeli persecuzioni contro i cristiani per volontà di Nerone in cui perirono anche gli apostoli Pietro e Paolo.


Paolo sarà decapitato, essendo cittadino romano non poteva infatti subire il supplizio della croce; mentre Pietro chiese di essere crocefisso a testa in giù non ritenendosi degno di morire come Gesù Cristo. La tradizione secolare ha sempre ritenuto che la tomba di Pietro fosse quella su cui fu edificata la grandiosa basilica a lui dedicata, in realtà non c’erano prove consistenti e documentate. Solo per iniziativa di papa Pio XII tra il 1940 e il 1952 si intrapresero scavi accurati nella necropoli, le testimonianze archeologiche emerse furono straordinarie e contribuirono a confermare l’autenticità della tradizione.

 

Una tradizione antica ci riferisce dell’esistenza di una piccola cappella fatta costruire sull’Apostolo da papa Anacleto, il secondo dei successori di Pietro. Divenne subito luogo di profonda venerazione e proprio su quella memoria sarebbe stata innalzata la prima basilica, voluta dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena, intorno al 320.

 

Il compito di seguire i lavori fu assunto da papa Silvestro I; con Costantino cessarono le persecuzioni contro i cristiani e la Chiesa con l’editto di Milano del 313 ottenne un ruolo di privilegio. L’imperatore decise di far costruire una chiesa che rendesse onore alla tomba dove Pietro era sepolto, sontuosa e imponente, ornata da marmi preziosi al suo interno furono incoronati ben 23 imperatori. Al tempo di Niccolò V, a metà Cinquecento, risultava ormai inadeguata e si cominciò a pensare all’edificazione di una nuova basilica. Quella che ammiriamo oggi è il frutto di molti interventi che si sono succeduti in oltre cento anni di lavori. Il progetto iniziale ideato da Niccolò V fu poi modificato dagli architetti che si susseguirono nel travagliato cantiere della basilica. Una svolta decisiva si ebbe nel 1547 quando venne chiamato alla direzione dei lavori Michelangelo Buonarroti, dopo la sua morte Giacomo della Porta e Domenico Fontana portarono a termine la cupola.


Sotto il pontificato di Paolo V si conclusero i lavori e fu costruita la facciata da Carlo Maderno. Due papi la completeranno: Urbano VIII e Alessandro VII che trovarono in Gian Lorenzo Bernini un prezioso collaboratore.

 

La piazza ci accoglie con il colonnato formato da due enormi braccia, create con 284 colonne disposte su quattro file ,che accolgono fisicamente e metaforicamente i fedeli e i pellegrini. Al centro svetta l’obelisco imponente, è un monolito di granito rosso ed è l’unico a Roma a non avere iscrizioni geroglifiche.


L’obelisco è anche un orologio solare: sui dischi di marmo bianco della piazza sono impresse la meridiana e la rosa dei venti, eseguite nel 1817 dall’astronomo Gilij.

 

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