Il Museo Criminologico di Roma è situato nell’ottocentesco palazzo del Gonfalone, voluto da papa Leone XII, per istituirvi le carceri minorili ed in cui fu trasferito nel 1975, rendendo nuovamente fruibile la propria collezione al pubblico, dopo un periodo di stasi, successivo alla chiusura della sede precedente, che era nella Carceri Nuove in Via Giulia e che fu lasciata nel 1968,  per un cambio di utilizzo della struttura. Dopo un ulteriore periodo di chiusura, riaprì i battenti agli inizi degli anni Novanta.

 

 

Il museo in sé fu istituito nei primi anni Trenta, per volere dell’allora Ministro della Giustizia, Alfredo Rocco, con l’intento di costruire un percorso che illustrasse, nel tempo, la giustizia e i vari atti e fenomeni criminali, documentando questi temi attraverso oggetti, foto, sentenze, strumenti di torture, ricostruzioni attraverso prototipi e modellini d’epoca, reperti antropologici e molto altro.

Il museo è suddiviso in distinte sezioni, in un percorso assai articolato e ricco, come nella sezione prima: stendardi, ghigliottine, riproduzioni e reperti originali di metodi di esecuzione e di torture, tra cui la sedia chiodata e la Vergine di Norimberga, spade, fruste, catene relative ai bagni penali. Tra i reperti più interessanti lo scheletro di Poggio Catino e la Gabbia di Milazzo.

Nella seconda sezione sono esposti documenti e reperti che affrontano il tema dell’antropologia criminale. Tra i pezzi di maggior rilievo, vi è la pistola impugnata da Gaetano Bresci per l’assassinio del re Umberto I e oggetti che ricostruiscono il fenomeno del brigantaggio.

 

 

Nella Terza sezione si conservano reperti relativi a reati vari, fatti delittuosi e crimini balzati agli onori della cronaca novecentesca. Di grande rilevanza è l’acquisizione da parte del museo, nel 1985, di numerosi reperti relativi all’omicidio di Pier Paolo Pasolini, provenienti dal Tribunale dei Minori di Roma, con la nutrita presenza di oggetti che lo scrittore portava con se la notte del suo omicidio, come abiti, i suoi caratteristici occhiali dalla montatura scura ed altri effetti personali, nonché ulteriori reperti rinvenuti sulla scena del crimine. Tali oggetti furono esposti al pubblico per la prima volta nel 2015, in occasione dei quarant’anni dalla scomparsa dello scrittore.

 

 

Tra le varie testimonianze che sono esposte nel museo, vi è anche la spada con la quale fu decapitata, nel lontano 1599,  la giovane e nobile donna romana Beatrice Cenci (nota anche per lo splendido ritratto che ne fece Guidi Reni ed oggi esposto presso il Museo di Palazzo Barberini, a Roma), accusata di aver ucciso, con la complicità del fratello e della matrigna, il padre.

Un luogo da visitare, dunque, per ricostruire e comprendere le evoluzioni e la storia della giustizi in Italia ed Europa nel corso dei secoli.

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